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Prunetto

Il santuario della Madonna del Carmine

L'antica chiesa parrocchiale di San Lorenzo, eretta insieme all'adiacente castello nel Trecento, fu trasformata nel 1928 in un santuario dedicato alla Madonna del Carmine, suscitando controversie tra il comune e i parrocchiani. Al suo interno, conserva una notevole serie di affreschi realizzati da diversi artisti tra il Quattrocento e il Cinquecento, raffiguranti scene religiose e teorie di Santi eseguiti con maestria artistica, testimoni della profonda devozione popolare locale.

Tra Levice, Monesiglio e Mombarcaro, circondato dalla Bormida di Millesimo e dal torrente Uzzone, il luogo di Prunetto ha una storia che risale almeno al 967, quando è incluso nel territorio della marca aleramica. Successivamente, nel X e XI secolo, troviamo menzione di possedimenti dei vescovi di Savona nella corte di Prunetto, seguiti dai diritti dell’abbazia benedettina di San Quintino di Spigno Monferrato nel XIII secolo. Durante questo periodo, il “castrum” di Prunetto (di cui si ammira ancora oggi il castello fortificato in posizione dominante) insieme alla villa e al territorio, facevano parte dei possedimenti dei Del Carretto, che lo mantennero per secoli successivi, quando fu eretto in Marchesato con Levice, fino a passare al controllo degli Scarampi. Il castello, costruito su una roccia e ancora dotato di bifore tardomedievali e di un apparato scultoreo a bassorilievo tre-quattrocentesco con imprese dei Del Carretto, fu trasformato da un semplice fortilizio in una residenza fortificata per i signori del luogo fino al 1560.

Nonostante la vicinanza geografica di Prunetto all’antica pieve di Gottasecca, mancano documenti medievali sulla sua storia religiosa. Tuttavia, nel periodo moderno, il comune ha mostrato una complessa realtà ecclesiastica, con diverse cappelle e oratori sparsi sul territorio. Tra questi, la cappella dell’Ascensione, ex-oratorio dei Disciplinanti vicino al castello, e altre cappelle dedicate a vari Santi, disseminate nelle varie località, insieme a otto compagnie spirituali.

L’antica chiesa parrocchiale, dedicata a San Lorenzo, e l’attiguo castello dei Marchesi del Carretto, furono verosimilmente edificati insieme attorno al Trecento. Alla fine del Cinquecento, la chiesa primigenia era ancora menzionata come situata vicino al castello, con adiacente un cimitero. La sua titolazione venne persa a seguito di dispute tra i cittadini, quando fu costruita una nuova parrocchiale nel centro dell’abitato moderno. Questo evento portò alla chiusura della chiesa originaria, che rimase inaccessibile per un lungo periodo di tempo. Nel 1928, su iniziativa del vescovo di Mondovì, la chiesa originaria fu elevata al rango di santuario e dedicata alla Madonna del Carmine. Tuttavia, questa decisione causò accese controversie per diversi anni tra il consiglio comunale, i parrocchiani divisi tra gli abitanti della valle e quelli del nucleo più antico sulla collina, e il parroco stesso. La situazione si fece così tesa che il prete fu cacciato e sostituito da un preposto protestante valdese, su richiesta del comune.

Il santuario della Madonna del Carmine

La chiesa ha subito diverse trasformazioni nel corso dei secoli: originariamente, l’ingresso era situato sul lato settentrionale, mentre l’attuale altare risale a un ampliamento avvenuto nel Seicento. Tuttavia, conserva ancora oggi una decorazione scultorea dei capitelli della navata centrale, risalenti al XIII secolo, decorati con foglie, uccelli e una cintura in bassorilievo alla base.

Il Santuario della Madonna del Carmine rivela un ricco campionario di temi iconografici che si svelano lungo le pareti, le volte, i sottarchi e ogni rientranza strutturale, narrando una profonda devozione popolare. Le intenzioni votive e devozionali della decorazione pittorica tardomedievale si perpetuano nel tempo grazie alla notevole quantità di ex voto moderni, sotto forma di piccoli riquadri e cimeli, testimoniando la continuità della devozione al Carmelo dopo la sua conversione in Santuario. 

Ricchi apparati decorativi incorniciano le scene e fungono da riempitivi, come le cornici decorate con fiori geometrici bianchi e rossi e il motivo a finto vaio che adorna la parete dell’ingresso moderno, sulla destra. L’incerto stato conservativo, causato dall’umidità, rende difficile comprendere appieno i toni e le sfumature dei pigmenti originali, che sembrano sbiaditi e alterati.

Sulla volta della navata destra si dispiegano i Quattro Evangelisti, seguiti sulla parete da una serie di Santi, tra i quali Antonio Abate, Caterina, Lorenzo e Secondo.  Di particolare impatto sono anche due riquadri che ritraggono in modo vivido le Tentazioni di Sant’Antonio. La campata successiva conserva un pannello votivo di una Madonna col bambino e San Giovanni Battista, nella volta il Cristo Pantocratore, che regge nella mano sinistra il globo e ha la destra alzata in gesto di benedizione. Seguono la Vergine annunciata, il Martirio di San Sebastiano e una nuova serie di Santi: Rocco, Sebastiano e Antonio Abate. Infine, si trova un riquadro raffigurante il Martirio di Sant’Agata, di notevole drammaticità, che mostra il momento della recisione dei seni come parte del supplizio subito dalla santa: questo dipinto fu probabilmente commissionato privatamente come ringraziamento per una probabile guarigione.

 La navata di sinistra accoglie nel sottarco San Pietro e Bernardo da Chiaravalle, resi con elevata qualità pittorica e disposti entro articolati archi gotici, aderenti al clima culturale monregalese, e i venerabili Antonio Abate e Bernardino da Siena, nei pilastri d’accesso. 

Le decorazioni pittoriche sono attribuite a diversi artisti, i quali sembrano aver diviso tra loro il compito di decorare la chiesa, trasformandola in un vivace crocevia di influenze tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Tra gli anonimi pittori, sia indipendenti che raggruppati in sodalizi, emerge la personalità di Segurano Cigna, l’unico che firma le sue opere con il proprio nome e la data. È stato lui a realizzare l’intervento decorativo che ricopre la terza e quarta campata della navata sinistra, datato al 1478.

La parete di fondo ospita la Crocifissione nella lunetta e una serie di Santi interposti alla Madonna con il Bambino, costruiti come in un finto polittico.

I quattro Dottori della Chiesa animano la volta (Girolamo, Ambrogio, Gregorio Magno e Agostino) e le quattro Virtù (Carità, Temperanza, Speranza e Fortezza) sono presenti nel sottarco che divide le due navate. Il successivo spazio è dominato dalla figura del Cristo Pantocratore, circondato dai Quattro Evangelisti e da San Secondo, protettore della città di Asti, come suggerisce il modellino della città che tiene in mano. Il cartiglio, ormai consunto, ci informa sulla paternità dell’opera, attribuita a un pittore ben affermato nella zona. Il modello compositivo della Madonna con il Bambino in trono, affiancata dai Santi, è riconducibile ad uno degli stilemi caratteristici di Segurano Cigna, ripetuto anche in altre scene pittoriche nello stesso cantiere di Prunetto. Su un pilastro che divide la terza cappella dalla navata centrale, accanto a una minuta raffigurazione di Cristo in Pietà, riappare Sant’Agata. Purtroppo, la demolizione di una parte della muratura impedisce di apprezzare appieno ciò che in origine era un finto polittico.

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