Cassine
Chiesa e convento di San Francesco
Cassine, emblema storico-artistico dell'Agro alessandrino, rivela il suo patrimonio millenario attraverso mirabili affreschi preziosamente conservati. Questi dipinti testimoniano la raffinatezza artistica della cultura lombardo-padana e narrano i secoli di presenza religiosa dei padri francescani e delle committenze aristocratiche locali, legate alla corte milanese.
Nell’Agro alessandrino, Cassine è menzionata fin dal 996, quando l’imperatore concesse alla Chiesa di Acqui il diritto di giurisdizione su questo luogo. Nel corso del Medioevo, Cassine divenne un vitale centro commerciale e un punto di confine di rilevanza nella regione, assumendo un ruolo di primo piano nella storia dell’Alto Monferrato sin dal XII secolo. Il suo destino politico si intrecciò con quello di Alessandria a partire dal 1177, nelle alterne dominazioni del Marchesato di Monferrato e della Signoria di Milano, fino al 1708, quando passò sotto il controllo dei Savoia. Ancora oggi, il centro storico di Cassine conserva il suo aspetto medioevale, con una struttura concentrica attorno a una piazza dove sorgono il palazzo comunale e alcuni oratori laici, oltre al complesso francescano. Tra i più antichi insediamenti religiosi si ricorda la chiesa di Sant’Andrea, documentata nei primi decenni del Mille quando fu donata al monastero di San Pietro a Acqui Terme, e la pieve di Santa Maria, menzionata nel 1175. Entrambe erano situate sulla via che conduceva a Pavia, ma furono in seguito spostate sul colle per motivi difensivi e per controllare le vie di comunicazione tra acquese e alessandrino lungo il fiume Bormida.
Chiesa e convento di San Francesco
La chiesa e l’annesso convento di San Francesco sorgono nella parte settentrionale dell’insediamento urbano medievale, sulle preesistenze dell’antica chiesa di San Michele de Castro (di cui si sono perse le tracce, fatta eccezione per una testimonianza documentaria che la ricorda esistente nel 1291). La presenza francescana è attestata nel terzo o quarto decennio del XIII secolo, in particolare grazie a un testamento datato al 1232, nel quale un certo Enrico Canefro alla morte donava i suoi averi alla chiesa francescana di Cassine. È probabile che i frati si trasferirono nella sede del convento da una precedente istituzione religiosa, forse l’ormai distrutta pieve di Santa Maria, situata sul lato opposto del paese.
Il nuovo complesso religioso fu il fulcro spirituale e civile di Cassine per oltre cinque secoli, fino al 1802 quando le soppressioni napoleoniche costrinsero i Padri Minori all’evacuazione. Tuttavia, a partire dal 1858, divenne di proprietà comunale e riacquistò il suo ruolo di centro cittadino, assumendo diverse funzioni nel corso del tempo. Negli anni Quaranta del Novecento, ad esempio, fu utilizzato come cinema all’aperto per la comunità, ma soprattutto come sede delle scuole cittadine.
La chiesa presenta una pianta basilicale a tre navate ed è caratterizzata da un’accurata lavorazione dei materiali costruttivi (tre conci in cotto alternano uno in pietra), in maniera del tutto simile al vicino convento francescano di Alessandria, dove si riscontrano anche somiglianze nell’ornamentazione pittorica. Buona parte dell’edificazione del complesso fu completata nei primi decenni del Trecento, periodo in cui si avviò anche la campagna pittorica. Nel 1355, la prima riunione tenutasi al suo interno ha consentito di determinare la conclusione dei lavori e, di conseguenza, anche il termine della decorazione pittorica. Un primo programma decorativo si concentrò sul disegno architettonico, utilizzando finti conci bianchi e grigi, incorniciati da un fregio cosmatesco, per mettere in risalto gli archi e i costoloni delle volte. Nel sottotetto della terza cappella laterale destra si trovano alcuni lacerti pittorici, parte probabilmente di una cappella primitiva, inseriti nella parete di fronte alla navata laterale. L’affresco mostra frammenti di un Redentore, due piedi con calzari di un santo e una cornice cosmatesca simile a quelle riscontrate altrove nella chiesa, databile alla fine del XIII secolo.
Il lato meridionale della chiesa ospita invece la cappella patronale degli Zoppi, costruita nel 1426 da Quirico Gambarotta Zoppi, membro di una delle famiglie più illustri di Cassine, originaria della Lombardia e legata agli Sforza. La cappella è dedicata a San Giovanni Battista e le scene pittoriche conservate narrano la Vita del Santo. Gli episodi, disposti in ordine cronologico, iniziano con la Visitazione nella lunetta in alto sulla parete destra, continuano con la Nascita sulla parete sinistra e terminano sulla parete destra con la Decapitazione e la Sepoltura. Ogni riquadro è accompagnato da una didascalia in caratteri gotici. Questi affreschi, di straordinaria eleganza descrittiva, sono stati scoperti e parzialmente restaurati nel 1957 e ancora nel 1998. È probabile che il legame con la corte milanese abbia indirizzato la nobile committenza verso un abilissimo artista di cultura lombardo-padana, attivo nella prima metà del Quattrocento.
L’annesso convento, che oggi ospita la collezione civica di arte sacra, fu utilizzato anche come scuola elementare. Durante i lavori di ristrutturazione nel 1933, il restauro della sala capitolare rivelò uno straordinario ciclo pittorico di altissima qualità artistica, nascosto sotto sei strati di intonaco. Il vasto ambiente rettangolare è affrescato su tre pareti, mentre la quarta, in passato aperta da finestre, è stata convertita in porta d’ingresso per la scuola. Il ciclo pittorico, su fondo blu, inizia a sinistra con episodi dell’Infanzia di Cristo, prosegue al centro con la Crocifissione e termina sulla parete destra con una serie di Santi. Accanto alla scena della Crocifissione, due coppie di Santi accompagnano la rappresentazione: a sinistra Sant’Antonio Abate e una Santa non identificata, mentre a destra sono presenti le teste di un Santo e di San Giacomo. Sulla parete sinistra si trova un’Adorazione dei Magi, che rendono omaggio alla Vergine in trono con il Bambino, mentre sulla parete prospiciente si identificano una (diversa) Vergine in trono con il Bambino tra Sant’Antonio Abate e Santa Caterina d’Alessandria, un San Giorgio a cavallo e due Santi. Un fregio decorativo, che sovrasta le scene dell’intera sala, presenta motivi vegetali alternati a tondi contenenti figure di Profeti e/o Santi di difficile identificazione.
La datazione degli affreschi è indicata intorno al 1335-1340, in parte grazie allo studio delle vesti adottate, che riflettono lo stile e la moda dell'epoca.
Il Maestro presenta alcuni caratteristici elementi della cultura lombarda trecentesca, tra cui la sapienza cromatica, la stilizzazione delle linee e la combinazione di diversi modelli del fregio. Inoltre, predilige alcuni motivi formali, come quello specifico delle losanghe sullo sfondo del trono della Vergine, che si ritroveranno in successivi interventi pittorici al di fuori di Cassine.
Temporaneamente e stilisticamente correlata alla sala capitolare è anche la cappella di fondo a sinistra nella chiesa, dedicata a San Michele. Qui sono rappresentati San Gregorio, la Madonna in trono e un Santo vescovo sulla prima parete, mentre sulla parete laterale destra sono presenti due scene dipinte su uno strato di intonaco successivo rispetto a quello della cornice cosmatesca. L’anonimo maestro di Cassine è autore anche di singoli pannelli votivi come lo straordinario San Francesco nella controfacciata e la Madonna con il Bambino sull’ultimo pilastro destro, diventando un protagonista di quella compagine artistica di matrice lombarda che è ben radicata nel territorio alessandrino.
Il clima cortese e lombardo a Cassine
Nell’attuale via San Realino, il palazzo signorile della famiglia Zoppi, che custodisce un preziosissimo documento di pittura profana tardomedievale, si trova di fronte alla chiesa di San Giacomo. Alcuni affreschi del primo Quattrocento, originariamente parte dell’antica cappella di fondo di questa chiesa, di giuspatronato sempre degli Zoppi, furono staccati dall’interno della cella campanaria e attualmente si trovano in deposito presso i Musei Reali di Torino.
La chiesa di San Giacomo presenta in facciata alcuni elementi architettonici che indicano un periodo di edificazione compreso tra il XII e il XIII secolo, nonostante le fonti la attestino solo dal 1403. Originariamente eretta al di fuori dell’abitato, presso una delle porte, in un’area urbanizzata dopo il XIV secolo, della fase romanica sono sopravvissute il prospetto settentrionale e solo alcune parti della facciata a salienti, caratterizzata da muratura in conci squadrati di arenaria, archetti pensili e una bifora (quest’ultima in parte ricostruita nel XV secolo). L’impianto originario della chiesa prevedeva tre navate e, nonostante le modifiche seicentesche, il primo pilastro a sinistra rivela un sorprendente frammento di affresco: dalla sovrapposizione della pittura moderna emerge un delicatissimo frammento di affresco, rappresentante il volto della Madonna con il Bambino in grembo, racchiusi da una cornice posticcia che simula un quadro. Di fattura lombarda, eseguita attorno alla metà del Quattrocento, può rientrare nella cultura pittorica di alcuni pannelli votivi presenti già nella vicina San Francesco. Una serie di riquadri pittorici, infatti, si trovano nella chiesa francescana e sono eseguiti senza un disegno unitario, rimandando a una diffusa produzione locale, che perdura per tutta la seconda metà del XV secolo: emblematico di questo gusto è il Sant’Antonio Abate del primo pilastro a destra.