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Cavatore

La chiesa di San Lorenzo

L’antica parrocchiale di San Lorenzo di Cavatore si trova al di fuori del nucleo abitativo principale e lungo una strada di passaggio che conduce all’antico centro difensivo dei vescovi di Acqui Terme. L’abside di questa chiesa rivela affreschi tardogotici del XV secolo, rappresentanti il Cristo in mandorla e una Teoria di Santi, con interessanti tracce di sovrapposizioni e stili artistici regionali distinti.

A sud di Acqui Terme, in cima a una tortuosa strada che permette di ammirare gli imponenti archi dell’acquedotto romano, accanto al greto del fiume Bormida, svetta il luogo di Cavatore. La sua menzione più antica risale al 996 in un diploma imperiale che confermava la giurisdizione del Vescovo di Acqui. Originariamente fortificato con una torre e un castello (che viene ancora citato nel 1205), Cavatore faceva parte del sistema difensivo dei vescovi acquesi, evidenziando la sua importanza geografica e politica.

La torre, che è rimasta la sola a testimoniare le origini medievali del complesso, non appartiene alla prima fase dell’insediamento, bensì riferisce un suo rifacimento tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo. Presenta una base quadrata, senza elementi decorativi sulla sommità o feritoie, con tre aperture, di cui la prima, d’accesso alla base, si raggiungeva con l’innesto di scale. Lo spazio fortificato aggiornato accoglieva nella cinta muraria oltre al castello, probabilmente nella forma di un dongione, anche le case degli abitanti della villa. Nel tessuto urbano del borgo oggi si distingue anche la prestigiosa residenza tardomedievale, conosciuta come Casa Felicita, oltre ai frammenti rimanenti dell’antica chiesa romanica, dedicata a Sant’Antonio Abate, i cui pilastri conservano tracce dell’originaria struttura muraria. Durante il periodo della prima età moderna, questa chiesa fu soggetta a un significativo ampliamento, cui seguì l’annessione di un oratorio adiacente. Tuttavia, a seguito di gravi danni derivanti da un terremoto, essa fu dichiarata inagibile e parzialmente demolita nel corso dell’Ottocento. In passato, condivideva un muro portante con l’oratorio adiacente di San Giovanni Battista e San Rocco.

La chiesa di San Lorenzo

La chiesa di San Lorenzo, originariamente la prima parrocchiale del luogo, mantenne il suo status fino al XVI secolo. Situata al di fuori del nucleo abitativo principale, lungo una strada di passaggio, attualmente è in stato di abbandono, ma in passato ha servito come cappella cimiteriale fino agli inizi del secolo scorso. Le Visite pastorali del XVIII e XIX secolo documentano la presenza di numerose sepolture all’interno della chiesa e nei terreni circostanti. Il cimitero, contraddistinto da una croce bianca al centro e una porta d’ingresso, è così descritto alla fine del Settecento, quando si riferisce anche di cinque tombe per adulti e una per bambini all’interno della stessa chiesa. Resti di una decorazione pittorica, presumibilmente contemporanea all’abbellimento dell’abside attuale, sono ancora visibili nell’arcata della porta sulla parete sud, ora chiusa, dove si intravedono un teschio e alcune lettere nel concio centrale dell’arco, mentre nella lunetta sottostante si individua parte di uno scheletro.

La chiesa è orientata, con un’unica navata che termina in un’abside semicircolare. Le dimensioni attuali non corrispondono a quelle originarie, come indicato dai resti delle fondamenta visibili dall’esterno e dalle testimonianze dei registri vescovili che sin dal XVI secolo fanno menzione di una cappella interna chiusa con un cancello, corredata da quattro finestre aperte, oggi non più esistente. Dell’impianto medievale originario rimangono l’abside semicircolare e parte dell’innesto dell’aula, sebbene le fratture nella muratura delle pareti e l’analisi esterna delle tracce delle fondamenta in fronte alla facciata suggeriscano che una parte della navata sia stata contratta (forse a causa di un crollo) e ricostruita con dimensioni più ridotte.

La chiesa fu probabilmente edificata tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo da maestranze locali altamente specializzate, come evidenziato dall’attenzione alla costruzione della muratura nell’abside esterna. Questo permette di ammirare un’elevata qualità esecutiva, soprattutto per quanto riguarda la composizione architettonica e il taglio delle pietre (si utilizzano pezzi monolitici per comporre stipiti e archivolti), visibile anche all’interno nella tecnicamente perfetta calotta absidale. La muratura esterna presenta poi una tessitura alternata di lunghi conci di pietra arenaria, estratta localmente, disposti in corsi regolari e tripartiti verticalmente da lesene. Questa composizione architettonica ha richiamato la prassi edilizia del Duomo di Acqui Terme, costruito intorno al 1020 e consacrato nel 1067, ed è stata confrontata con altre chiese della stessa epoca, come San Nazario e Celso a Ovrano e San Vito a Morsasco, creando una rete locale di esempi della stessa famiglia. Sono stati assegnati altri episodi costruttivi simili anche nei vicini edifici di Santa Agata a Monteggio-Cremolino e dell’Addolorata ad Acqui Terme.

L’abside custodisce lacerti di un più complesso ciclo di affreschi, datati alla fine del XV secolo o agli inizi del successivo, seguendo uno schema iconografico riscontrabile anche in altre chiese del circuito della Bormida Gotica. Nonostante la compromessa integrità dovuta allo stato di conservazione subottimale e alla parziale perdita di una parte della decorazione figurativa, si intravedono frammenti del Cristo in mandorla circondato da quattro Dottori della Chiesa. Nel registro mediano è rappresentata una Teoria di Santi, mentre nella sezione inferiore si possono osservare tracce di una zoccolatura a velario rosso. Nonostante gli interventi di restauro e le integrazioni evidenti e talvolta maldestri, nella fascia intermedia emergono le figure di Sant’Andrea, San Defendente o San Tommaso, il Cristo dolente (o una Pietà), San Giacomo o San Rocco e un Santo. Nell’intradosso dell’arco trionfale si distinguono, seppur danneggiati, a destra una Santa Agata con gli attributi del martirio e una figura maschile di santo, mentre sul lato opposto sono presenti Sant’Antonio Abate e San Sebastiano.

La rappresentazione della Madonna in trono che domina nella fascia centrale è realizzata su un intonaco di composizione differente, suggerendo un'autorialità distinta rispetto agli altri affreschi.

Risulta evidente quindi la sovrapposizione a un ciclo pittorico precedente, di cui oggi risulta difficile l’individuazione. Le caratteristiche stilistiche della Madonna rimandano all’arte lombarda (in particolare agli echi della produzione degli Zavattari), mentre gli altri Santi, in particolare Santa Agata, manifestano tratti distintivi della pittura piemontese-ligure dell’inizio del XVI secolo. L’intervento pittorico sarebbe dovuto essere completato e armonizzato da un apparato di riempimento vegetale, come suggerito dalla traccia di una decorazione floreale sull’estradosso, costituita da motivi ripetuti di grandi petali bianchi su sfondo colorato.

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