Paroldo
L’oratorio di San Sebastiano
La chiesa di San Sebastiano a Paroldo, accanto ai ruderi del castello sulla sommità collinare, ha attirato notevole interesse per la sua posizione geografica, la sua architettura e la destinazione d’uso. Utilizzata come fucina metallurgica nel periodo medievale, è stata in seguito trasformata in una cappella e poi adibita a edificio religioso per una confraternita. Gli affreschi tardogotici, rinvenuti all'interno, sono stati attribuiti a una bottega itinerante locale e decorano una parte insolita della parete.
Nelle Langhe meridionali, in posizione dominante sulle colline che sovrastano un affluente del fiume Tanaro, si trova il luogo di Paroldo. Originariamente appartenente ai Marchesi di Ceva in diversi momenti storici, il territorio fu controllato anche dai Visconti e nel tardo XIV secolo fu incluso in una dote matrimoniale della famiglia Orléans. Nel 1503 divenne feudo dei Della Rovere e dei Del Carretto, per poi passare sotto il dominio dei Savoia nel 1588.
L’oratorio di San Sebastiano
Accanto ai ruderi del castello, situati sulla sommità collinare, la chiesa di San Sebastiano di Paroldo rappresenta da tempo un affascinante oggetto di studio per la sua posizione geografica, l’origine e la configurazione architettonica, nonché per la singolare collocazione della decorazione pittorica su una parte non convenzionale della parete.
Recenti indagini archeologiche hanno portato alla luce l’esistenza di una fucina metallurgica, nella prima porzione dell’edificio, e resti di manufatti in ceramica databili dall’XIII al XVI secolo.
Il ritrovamento di specifiche scorie nel terreno e di una base per un focolare, utilizzato nel processo di forgiatura, attesta che all’interno dell’officina la lavorazione avveniva su minerali già trasformati: si trattava dunque di attività specializzate che localizzano questa struttura in un sistema economico-industriale medievale più articolato e diffuso sul territorio, probabilmente legato agli insediamenti benedettini.
Il muro esterno dell’edificio, dal lato che guarda verso valle, era parte della cinta muraria a protezione del castello e del borgo abitato: all’angolo di questa parete dipartiva infatti l’arco d’accesso al “castrum”, di cui sopravvivono ancora i cardini sui quali ruotava il portone d’ingresso. Lo stesso muro venne poi utilizzato come elemento portante di una cappella quadrangolare, allestita al piano primo, verosimilmente al di sopra della bottega: l’ambiguo orientamento dell’edificio, che si sviluppa in direzione nord-sud anziché nella consueta est-ovest prevista per i luoghi di culto, sembra confermare il riutilizzo dell’edificio per funzioni diverse da quelle prettamente religiose.
Verso la fine del Cinquecento, la chiesa subì ampliamenti e varie modifiche strutturali che la trasformarono in un ampio edificio rettangolare. L’abside fu invertita per adattare lo spazio alle necessità di una confraternita laica, i Disciplinanti Bianchi, dediti a funzioni spirituali e assistenziali nei secoli successivi. In epoca moderna fu aggiunto un piccolo soppalco ligneo alla stessa parete, accessibile da una scala esterna, utilizzato come cantoria dai membri della confraternita. Durante i lavori di restauro eseguiti alla fine del secolo scorso, fu scoperto un sorprendente ciclo pittorico sulla parete, che un tempo fungeva da abside quando la chiesa era utilizzata come cappella.
La decorazione ad affresco presenta tre registri distinti: al livello inferiore si dispiega il tradizionale velario bianco su fondo scuro, nel registro mediano sono raffigurati vari Santi disposti all’interno di arcate, mentre nella lunetta superiore è rappresentato l’episodio della Crocifissione, ambientato in un paesaggio locale caratterizzato da alture innevate e terreni aridi.
Nella fascia intermedia, la Teoria dei Santi è interrotta da un’apertura successiva che ha distrutto quella che doveva essere in origine la raffigurazione di una Madonna assisa in trono con il Bambino nel grembo. Dal lato sinistro troviamo San Pietro, Sant’Antonio Abate seguito da San Sebastiano in vesti cortesi. In simmetria, sul lato destro, sono disposti San Rocco, San Bernardo d’Aosta e San Michele Arcangelo con indosso l’armatura cavalleresca. Ai lati dell’episodio della Crocifissione sono presenti due scudi a bande rosse trasversali su sfondo giallo, sormontate dal cappello cardinalizio e dalle nappe: si identificano con lo stemma araldico di Carlo Domenico Del Carretto, signore di Paroldo, cardinale di Papa Giulio II dal 1505 al 1514. Un’iscrizione sottostante riporta una data lacunosa (interpretata in passato in diversi modi) di cui si legge solo la prima parte MCCCCCX[?], dunque millecinquecentodieci, mancando l’eventuale prosieguo.
Nell'intervento pittorico, che si presume si estendesse anche sulle pareti adiacenti, grazie ai resti di alcuni frammenti di velario bianco, si può individuare lo stile distintivo dell'anonimo Maestro di Cosseria, attivo con la sua bottega tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento.
Verso la fine del Cinquecento, la chiesa subì ampliamenti e varie modifiche strutturali che la trasformarono in un ampio edificio rettangolare. L’abside fu invertita per adattare lo spazio alle necessità di una confraternita laica, i Disciplinanti Bianchi, dediti a funzioni spirituali e assistenziali nei secoli successivi. In epoca moderna fu aggiunto un piccolo soppalco ligneo alla stessa parete, accessibile da una scala esterna, utilizzato come cantoria dai membri della confraternita. Durante i lavori di restauro eseguiti alla fine del secolo scorso, fu scoperto un sorprendente ciclo pittorico sulla parete, che un tempo fungeva da abside quando la chiesa era utilizzata come cappella.
La decorazione ad affresco presenta tre registri distinti: al livello inferiore si dispiega il tradizionale velario bianco su fondo scuro, nel registro mediano sono raffigurati vari Santi disposti all’interno di arcate, mentre nella lunetta superiore è rappresentato l’episodio della Crocifissione, ambientato in un paesaggio locale caratterizzato da alture innevate e terreni aridi.
Nella fascia intermedia, la Teoria dei Santi è interrotta da un’apertura successiva che ha distrutto quella che doveva essere in origine la raffigurazione di una Madonna assisa in trono con il Bambino nel grembo. Dal lato sinistro troviamo San Pietro, Sant’Antonio Abate seguito da San Sebastiano in vesti cortesi. In simmetria, sul lato destro, sono disposti San Rocco, San Bernardo d’Aosta e San Michele Arcangelo con indosso l’armatura cavalleresca. Ai lati dell’episodio della Crocifissione sono presenti due scudi a bande rosse trasversali su sfondo giallo, sormontate dal cappello cardinalizio e dalle nappe: si identificano con lo stemma araldico di Carlo Domenico Del Carretto, signore di Paroldo, cardinale di Papa Giulio II dal 1505 al 1514. Un’iscrizione sottostante riporta una data lacunosa (interpretata in passato in diversi modi) di cui si legge solo la prima parte MCCCCCX[?], dunque millecinquecentodieci, mancando l’eventuale prosieguo.